Storia di una ricetta emiliana: tigelle o crescentine?
Una differenza puramente lessicale o stiamo parlando di due cibi diversi?
In Italia le dispute in termini culinari non sono una novità, si litiga su come preparare un piatto, sulla regione di appartenenza di un prodotto e addirittura sul come lo si vuole chiamare, come se cambiasse il sapore che ha. Ed è proprio questo il caso delle tigelle-crescentine.
Bologna e Modena sono le protagoniste di questa vicenda, e non è la prima volta: la contesa sulle origini del tortellino si è conclusa solo a fine ‘800 e quella delle tigelle (o crescentine) è ancora aperta.
La storia
In molti pensano infatti, che, chiedendo delle tigelle, potranno mangiare qualcosa di diverso dalle crescentine…Ebbene, non è così.
Si troveranno dinanzi esattamente lo stesso piatto e probabilmente anche gli stessi sguardi di disappunto, se chiederanno delle Tigelle a Modena e delle Crescentine a Bologna.
Stiamo parlando infatti di due nomi diversi per uno stesso identico prodotto, ma qui è l’etimologia l’origine della confusione.
“Tigella” deriva dal latino “tegula”, coperchio. E no, non chiamiamo questo piatto della tradizione così perché è simile ad un coperchio. La tigella era semplicemente la copertura che serviva per la cottura delle crescenti o crescentine.
La tradizione voleva infatti che i dischi di pasta venissero cotti tra dei dischi di terracotta roventi e delle foglie di ulivo (per non farli attaccare).
Uno degli elementi caratterizzanti di questi dischi di terracotta era il fregio inciso artigianalmente che lasciava sulla crescentina (o tigella) il tipico simbolo che troviamo ancora oggi: il fiore della vita, un segno di fecondità.
Oggi, questo particolare tipo di pane, viene più comunemente chiamato come lo strumento in cui veniva cotto, tigella, nonostante la sua denominazione originale fosse in realtà crescentina.
Come prepararle
Se da un lato mettere tutti d’accordo sul nome “corretto” è ancora difficile, riceveremo un responso univoco per quanto riguarda il ruolo sociale che le tigelle ricoprono nella tradizione emiliana.
Questo tipico piatto dell’Appennino Modenese nasce come cibo povero consumato dai contadini a fine giornata ed è diventato uno dei cibi più apprezzati nei momenti di convivialità; dalla preparazione al modo in cui vengono consumate, le tigelle sono per eccellenza una pietanza da mangiare in compagnia.
Date le origini contadine, gli ingredienti sono estremamente semplici, così come la loro preparazione: acqua, farina, lievito, sale e un pizzico di zucchero.
Dopo aver messo tutti gli ingredienti insieme, qualche ora di lievitazione conferirà sofficità unica alle crescentine.
Dopo aver steso la pasta la cottura avvien oggi su piastre di ghisa, le tigelliere, anch’esse con il tipico simbolo del fiore della vita.
Come mangiarle
Ancora fumanti, le tigelle, vengono portate in tavola accompagnate da formaggi e salumi di tutti i tipi. Originariamente venivano mangiate con la cunza modenese, un battuto di lardo, rosmarino e aglio, e del parmigiano reggiano; oggi invece è via libera alla fantasia: prosciutto cotto, crudo, mortadella, coppa o salame, abbinati a stracchino, crescenza o squacquerone.
Tagliate a metà e farcite generosamente, si adatteranno alle esigenze di tutti i commensali e per i più golosi perché no, una bella tigella dolce per concludere il pasto.
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di Camilla Rocca