La pasta che va “oltre” la pasta e si trasforma in un fiore, un petalo, un uovo o un’anfora: ecco la storia di BluRhapsody e della pasta 3D made in Italy
Design, creatività ma anche ingredienti di altissima qualità, sperimentazione e una passione comune: quella per la pasta. Tutto questo, ma anche molto altro, riempie i laboratori di BluRhapsody, il brand nato con l’ambizione di elevare la pasta a un livello superiore. O forse meglio dire a un’altra dimensione.
Un’anfora, un petalo, un fiore, una coda di aragosta o un coniglio. Ma anche una zucca o una stella. La pasta 3D diventa il perfetto punto d’incontro tra gusto ed estetica che, in realtà, non si ottiene sempre così facilmente – come ci ha raccontato Antonio Gagliardi, design & technology manager di BluRhapsody.
La sua ambizione, ma anche quella di chi lavora con lui, non è fare pasta al chilo e non è nemmeno riempire solo la pancia di qualcuno. È riempire pancia e cervello (e forse anche gli occhi). Il nome infatti riassume un po’ tutti questi significati più profondi.
“È come se fosse una rapsodia… la voglia di elevare poeticamente il concetto di pasta che per tutti gli italiani è un qualcosa di molto standard, è un sottofondo, non è la vera musica.”
Ecco cos’altro ci ha raccontato.
Come nasce l’idea di un nuovo formato di pasta in BluRhapsody?
I nuovi formati di pasta normalmente possono nascere da diversi percorsi creativi. Quello più classico è lo sviluppo che facciamo internamente con tutto il team, parte del marketing e del team di design insieme a una nostra collega gastronoma. Prima cerchiamo di capire quali sono gli spazi più interessanti a livello gastronomico e di estetica. In un secondo momento cerchiamo di sviluppare dei formati pensati per la parte dei prodotti a catalogo. Questi non sono “personalizzabili” ma si possono vedere come fossero degli archetipi. Ci sono per esempio formati che sono contenitori, altri molto piatti, altri pensati partendo dal colore e non dalla forma.
Un altro tipo di percorso che possiamo fare è di co-design, quindi lavorando con chef o amici che fanno parte del network di BluRhapsody e che molte volte sono anche i clienti stessi da cui nascono le idee. A volte capita che queste idee siano solo la gemma per un’idea di un catalogo. E nel caso del co-design, molte volte può succedere che invece lo chef non arrivi con un disegno completo, ma solo con un concetto di un gesto, per esempio.
Molte volte sei guidato più dallo storytelling, da un racconto che fa lo chef (o il privato) e non tanto dall’estetica del pezzo di pasta. Altre volte succede che il design della pasta 3D nasca da algoritmi e formule matematiche. Può ispirarsi alla natura, a piccoli giochi matematici o persino alla traccia del pendolo. Lo Spaghetto 3D, per esempio, è un tracciato che ti crea questo spaghetto già arrotolato, finger food e one bite. Può sembrare solo un groviglio, ma è comunque un groviglio ordinato. E può essere l’inizio di uno dei tanti racconti estetici che facciamo con la pasta.
Quali sono le regole che devono essere rispettate e chi stabilisce cosa si può o non si può fare?
Ci sono sicuramente delle regole di fattibilità, più tecniche, perché la pasta deve avere un certo spessore. Diciamo che viaggiamo tra 2/3 mm di spessore, da secca. È una pasta molto spessa e questo ci serve per poter realizzare delle forme molto complesse. L’effetto “collaterale” di questo aspetto è che è una pasta che al morso è molto consistente.
In più, parlando di ingredienti servono solo semola di grano duro e acqua. Sì, puoi aggiungerci estratti naturali per dare colore o un gusto diverso ma alla base ci sono questi due ingredienti. La semola di grano duro è un ingrediente eccellente da un punto di vista qualitativo, ma è anche difficile da lavorare. È un impasto molto elastico, è come prendere un elastico di gomma, cercare di schiacciarlo con le dita e lasciarlo lì immobile. È davvero molto difficile. Per questo motivo abbiamo trovato dei compromessi finali su dimensioni, peso e tempo di produzione. Teniamo le dimensioni massime all’interno di un cubo di 6 cm per lato, per spigolo.
Sui minuti di cottura non abbiamo limiti o regole se non quella del buonsenso. In catalogo abbiamo vari formati di pasta che vanno dai 7 agli 11, 12 o 13 minuti. Ma è capitato anche che uno chef abbia acquistato un formato per cui noi consigliamo una cottura di 11-12 minuti, per cuocerlo fino a 20 minuti. Ma perché magari lo tratta in modo diverso e questo ci fa solo piacere, perché è il suo modo di reinterpretare la pasta.
Come funzionano, invece, i test o i prototipi?
C’è una prima fase dove facciamo dei prototipi virtuali da sottoporre come idee, dei modelli 3D praticamente. Per dare un’idea di fattibilità a chi ci commissiona il lavoro e anche un possibile costo, sia di sviluppo, sia di possibili personalizzazioni. Poi si inizia a parlare più del “concetto”, di come si potrà cucinare questa pasta e cosa ci sta attorno. Magari se il cliente ha bisogno di personalizzare anche il packaging con una grafica particolare si parla anche di questo. Dopo si passa a una prima stampata più breve. Si fa una prova di essiccazione, poi una prova di cottura.
Se queste prove vanno bene si passa alla messa a punto dei dettagli, altrimenti reiteriamo sul design e facciamo qualche “correzione”. Parlando dei piccoli dettagli, per esempio, stiamo attenti al fatto che la pasta cuocia bene, che non si rompa, che la cottura sia omogenea. Anche questo è importante per delineare la sua identità. Dopo aver finito tutti i test mandiamo un campione al nostro committente in modo che possa assaggiarlo e utilizzarlo come preferisce. Dopodiché si passa all’ordine; tutto questo percorso avviene solitamente in dieci giorni lavorativi.
E invece come funziona il flusso dei formati personalizzati?
Allora il flusso tipico è: veniamo contattati su qualsiasi canale, nella sezione Contattaci del nostro sito oppure con un contatto diretto. Molte volte arrivano richieste anche su Instagram o via e-mail. A questo punto il team di marketing e comunicazione inizia a validare la richiesta e a capirne la fattibilità effettiva. A volte sono delle richieste semplici che possono essere fatte con altre tecnologie e non rientrano nella visione di BluRhapsody, può succedere. Il più delle volte la nostra filosofia viene compresa e quindi la richiesta passa subito in prototipazione per partire con la creazione del modello 3D iniziale. Questo per dare un’idea di come potrebbe essere e da qui poi accade quello che raccontavo prima.
La parte più divertente è che quando inizi a conoscere il ristoratore o il privato che ti commissiona un lavoro si innesca un do ut des, quindi ci ispiriamo a vicenda per continuare a crescere. Ed è successo con molti formati. Ci siamo trovati, poche volte, a dover rifiutare delle richieste che erano molto lontane dalla nostra visione. Per esempio, ci è capitato un cliente che ci aveva chiesto di stampare in 3D una pasta che avesse la forma della testa di una celebrità molto famosa in America. Per noi sì, ci poteva stare, ma non c’era nessuna esperienza gastronomica. In quel preciso momento non ce la siamo sentita di farla. Ma chissà, magari oggi cercheremo di reinterpretare questa richiesta.
Alla fine, i trend gastronomici cambiano anche la nostra storia man mano che cresciamo. In generale, ci preoccupiamo molto anche dell’esperienza post vendita. Per noi è importante anche come si prepara la pasta. Essendo un po’ arte, quasi effimera, vogliamo essere sicuri che tutto sia bello ma anche buono. E dal canto nostro anche facilmente lavorabile. Non c’è nulla che può essere trascurato.
di Paola Ragno