L’Italia in 10 primi piatti: curiosità e ricette dei primi che hanno fatto la storia
L’Italia non è conosciuta e amata solo per le bellezze del territorio gli scorci mozzafiato e le opere d’arte che si possono ammirare praticamente in ogni città; è amata anche per la cultura culinaria.
Possiamo vantarci di avere una cucina talmente estesa che scegliere solo dieci ricette dei primi piatti italiani più buoni è un’impresa assai ardua.
Sono moltissimi, infatti, i primi piatti italiani che conquistano il cuore dei turisti. Noi di Acadèmia.tv siamo stati eroici e abbiamo selezionato quelli che secondo noi sono i 10 primi piatti italiani più buoni e che meglio rappresentano tutta la penisola.
I primi piatti italiani più buoni che rappresentano tutta l’Italia
Come ben sappiamo, ogni regione ha dato vita nei secoli a ricette uniche che, partendo da ingredienti semplici, sono diventati capisaldi della nostra cultura, come i tonnarelli cacio e pepe, la polenta pasticciata, pasta aglio e olio o i canederli.
Tra tutte le bontà che si possono trovare sulle tavole italiane, abbiamo selezionato piatti che possono essere facilmente realizzata a casa e che, al tempo stesso rappresentano una piccola sfida per chi vuole cimentarsi con ricette più particolari (come i pizzoccheri) o con la pasta ripiena (come i tortellini in brodo).
- Lasagne
- Carbonara
- Tagliatelle al ragù
- Tortellini in brodo
- Gnocchi alla sorrentina
- Risotto alla milanese
- Trofie al pesto
- Pizzoccheri
- Bucatini all’amatriciana
- Orecchiette con le cime di rapa
Sul nostro sito trovate molte delle ricette e, seguendo passo-passo i consigli degli chef, riuscirete a realizzare questi primi piatti italiani rendendoli degni della tradizione, ma potrete anche cimentarvi e preparare varianti all’avanguardia.
Lasagne
Le lasagne sono un primo piatto completo e gustoso. Costruite sulle base dei sapori della tradizione culinaria bolognese, le lasagne sono una pasta al forno composta da più strati di pasta all’uovo arricchiti di besciamella, ragù e parmigiano grattugiato. Sono un piatto molto versatile dato che se ne possono realizzare molte varianti, da quelle vegetariane a quelle invernali con ingredienti come zucca e funghi, ma anche più mediterranee a base di ragù di pesce.
La ricetta tradizionale, però, è quella classica, che compare per la prima volta nel 1282, all’interno dei “Memoriali Bolognesi”, un componimento poetico in volgare.
Carbonara
La ricetta della carbonara ha una storia particolare che evoca al meglio lo spirito italiano del dopoguerra. Questa pasta così amata (e che non prevede assolutamente l’aggiunta di panna) compare per la prima volta nel 1944: i soldati americani che erano in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale avevano iniziato a mangiare la famosa pasta abruzzese “cacio e ova”, preparata dai carbonari. Avendo importato tramite il rancio il bacon, lo fecero assaggiare ai carbonari che decisero di aggiungerlo alla pasta che già preparavano da decenni.
Ben presto il bacon fu sostituito da ingredienti più nostrani come il guanciale.
Carbonara di Luciano Monosilio
Equipment
- Coltello a sega
- Colino
- frusta da cucina
- Ciotola per bagnomaria
Ingredienti
- 280 g Spaghettoni
- 200 g Guanciale
- q.b. Sale grosso
Per la "Carbomix"
- 4 Tuorli d'uovo
- 30 g Grana Padano grattugiato
- 20 g Pecorino Romano grattugiato
- 30 g c.a. Acqua di cottura
- 20 g Pepe nero macinato
- q.b. Grasso di guanciale
Per la finitura
- 20 g Pecorino Romano grattugiato
- q.b. Pepe nero macinato
Istruzioni
- Salare l’acqua di cottura della pasta (sale al 10% per litro d’acqua).Pulire bene il guanciale dalla cotenna utilizzando un coltello a sega, tagliare quindi a fette di circa mezzo cm e ricavare dei cubetti.
- Scaldare leggermente una padella antiaderente, quindi aggiungere il guanciale e farlo sudare dolcemente: in questo modo rilascerà il proprio grasso all’interno del quale il guanciale andrà a rosolarsi uniformemente. Mano a mano che il guanciale rilascia il grasso, scolarlo dalla padella filtrandolo attraverso un colino a maglia fine.
- Calare gli spaghetti in acqua salata fino a cottura completa: non dovremo infatti scolarli al dente. Scolare il guanciale su un foglio di carta assorbente Versare i formaggi in una ciotola capiente, quindi aggiungere i tuorli d’uovo. Macinare il pepe all’interno della ciotola. Versare un mestolino d’acqua di cottura ed amalgamare gli ingredienti con una frusta, fino ad avere un composto omogeneo.
- Versare circa metà del grasso del guanciale all’interno del mix. Cuocere il composto a bagnomaria, come se fosse uno zabaglione, frustando e sbattendo di continuo e con un’andatura lenta. Il composto sarà pronto, quando, velando un cucchiaio o una spatola, saremo in grado di segnare una linea netta con il dito, senza che il tuorlo “coli”.
- Scolare molto bene la pasta, che deve risultare completamente asciutta e conservare l’acqua di cottura. Aggiungere un po’ d’acqua di cottura all’interno della ciotola e mescolare bene.
- Finire di mantecare la pasta riportando la ciotola sul bagnomaria. Una volta ben mantecata aggiungere il guanciale, ancora un mestolo d’acqua e riportare sul bagnomaria. Mescolare bene quindi lasciare riposare per circa 1 minuto sul bagnomaria. Impiattare lo spaghetto a nido, aiutandosi con pinze e mestolo.
- Completare con una spolverata di pecorino romano ed una macinata di pepe di mulinello.
Video
Tagliatelle al ragù
Sembra invece che la storia delle tagliatelle al ragù risalga addirittura al Rinascimento.
Saper stendere la pasta fresca all’uovo è un’arte che potete imparare nel nostro corso.
La leggenda vuole che le tagliatelle siano state inventate dal cuoco Maestro Zafirano agli inizi del Cinquecento in occasione del matrimonio tra Lucrezia Borgia e il duca Alfonso d’Este unendo un formato di pasta molto usato già al tempo e un condimento che, ai tempi era appannaggio solo delle classi più ricche: il ragù. Già nel XIV secolo, le tagliatelle infatti apparivano in alcuni scritti, mentre il ragù era uno dei piatti che i ceti meno abbienti non si potevano permettere ma che replicavano utilizzando gli scarti dei tagli di carne più pregiati.
Tortellini in brodo
I tortellini in brodo dovrebbero essere il cibo degli dei e, infatti, ci sono alcune leggende sulla loro nascita che scomodano proprio gli dei.
Finora abbiamo parlato di primi piatti italiani asciutti, è ora di parlare di tortellini in brodo, un piatto strepitoso che accomuna molte città italiane dato che Bologna, Modena e Castelfranco Emilia se ne contendono la paternità.
Abbiamo parlato di divinità e quindi ecco qual è la leggenda più curiosa. Esisteva una locanda, in cui, un giorno entrarono Venere, Bacco e Marte, che erano scesi tra gli uomini per prendere parte alla guerra tra Modena e Bologna. Dopo aver mangiato Bacco e Marte se ne andarono, Venere invece decise di rimanere a dormire presso la locanda. L’oste, innamoratosi della Dea la spiò dal buco della serratura e riuscì a intravederne l’ombelico. La visione fu così celestiale che decise di creare un piatto, i tortellini, che ne riproducesse la forma.
Esistono moltissime versioni dei tortellini, che cambiano a seconda del territorio in cui li si mangia: a Bologna hanno un pieno a base di lombo di maiale, rosmarino, prosciutto crudo, parmigiano, mortadella e noce moscata; a Modena lonza di maiale, prosciutto crudo di Modena, mortadella, parmigiano e noce moscata.
Gnocchi alla sorrentina
Gli gnocchi alla sorrentina sono tra i primi piatti italiani più amati dai turisti. Tipici della Campania, vengono inventati a Sorrento dall’intuizione di un cuoco di taverna che decise di creare un piatto utilizzando uno dei prodotti più importati dall’estero, le patate e aggiungervi i sapori tipici delle sue zone.
Risotto alla milanese
Finora abbiamo parlato di pasta, è tempo di proporvi un risotto tra i primi piatti italiani più apprezzati: il risotto alla milanese.
Insieme alla cotoletta e al panettone, il risotto alla milanese è una delle ricette più tipiche del capoluogo lombardo. Realizzato con pochi e semplici ingredienti, conquista il palato di tutti per il suo sapore avvolgente, ma quali sono le sue origini?
Dobbiamo fare un salto nel passato e ritornare al Medioevo, quando a Milano c’erano mastri vetrai provenienti da tutta Europa per completare le splendide vetrate del Duomo. Il mastro vetraio belga Valerio di Fiandra si trovò a organizzare il matrimonio della figlia, tra i piatti proposti c’era un risotto bianco a cui lui unì dello zafferano, una spezia che ben conosceva perché era usata per dare ai vetri un colore ambrato.
Trofie al pesto
Non si può andare in Liguria senza assaggiare le trofie al pesto, un pasto eccezionale per la sua semplicità e gustosissimo. Parliamo di una ricetta completamente diversa rispetto ai primi piatti italiani di cui abbiamo parlato finora.
Le trofie sono un formato di pasta fresca antichissimo, preparato dalle donne liguri che impastavano amorevolmente i pochi ingredienti di cui avevano disponibilità e gli davano forma arricciando delle striscioline di impasto attorno ai ferri da calza. Nonostante oggi il pesto venga preparato in diversi modi, la ricette originale parla di ben sette ingredienti: basilico di Pra, olio EVO, aglio di Vessalico, pinoli pisani, sale grosso marino, pecorino DOP, parmigiano reggiano DOP.
Pizzoccheri
Spingendoci più a nord, non possiamo dimenticare i pizzoccheri, piatto tipico della Valtellina.
Parliamo di un formato di pasta che potrebbe assomigliare a tagliatelle, ma che è realizzato con grano saraceno e che viene condito con un mix squisito di patate, verza, aglio, grana e formaggio casera.
Il grano saraceno era molto diffuso in Valtellina e, nel corso dei secoli, la sua coltivazione ha influenzato fortemente le tradizioni culinarie della zona. Inizialmente i pizzoccheri venivano conditi con qualsiasi ortaggio che le famiglie avevano a disposizione e, solo nei giorni di festa, veniva aggiunta anche una parte più sostanziosa e golosa come il formaggio.
Bucatini all’amatriciana
Forse non lo sapete ma i bucatini all’amatriciana sono un’evoluzione di un altro piatto italiano: la pasta alla gricia. Tutt’oggi considerata una ricetta golosa e di facile realizzazione, i bucatini all’amatriciana nascono quando, nel secondo Settecento, nella nostra penisola si diffuse l’uso del pomodoro e la sua coltivazione.
Orecchiette con le cime di rapa
Dulcis in fundo, parliamo dell’ultimo piatto tipico: le orecchiette con le cime di rapa. Simbolo autentico della cucina tradizionale del Sud Italia, le orecchiette con le cime di rapa hanno origine nel Medioevo.
Durante la dominazione normanna era necessario che le donne realizzassero una pasta con grano duro che potesse essere trasportata e conservata per lungo tempo. Parliamo di un periodo in cui ovviamente non esistevano le moderne tecniche di conservazione e l’essiccazione era l’unico espediente che si aveva per conservare gli alimenti. Le donne iniziano quindi a preparare una pasta dal formato semplice: piccoli tocchetti di impasto a cui veniva poi data una forma concava, perfetta per raccogliere il condimento. Vennero poi chiamate “orecchiette” dato che ricordavano appunto delle piccole orecchie, il connubio con le cime di rapa fu quasi immediato dato che era uno dei prodotti della terra del luogo.
Sofia Pettorelli