Un atelier, tanta creatività, sperimentazione e… una forchetta: sembra una lista di cose del tutto casuale e invece, sono gli elementi che servono per raccontare la storia di Giovanni Scafuro, “patron” del Museo della forchetta.
La storia
Classe 1971, Giovanni Scafuro nasce a Napoli e già da giovanissimo inizia a formarsi nelle botteghe di numerosi artigiani, nello specifico ceramisti, falegnami e fabbri, dai quali apprende l’arte del lavoro manuale che diventerà poi la sua più grande passione.
La stessa che lo ha portato ad aprire all’indirizzo Via Bergognone, 3 di Milano, in zona Tortona, il suo Atelier e Museo della forchetta. È una dimora, dal sapore un po’ bohemien, per tutte le sue creazioni che comprendono gioielli, lampade, oggetti di uso quotidiano, sculture, a cui Giovanni ha scelto di dare una nuova veste che, a detta sua, “rappresenta solo un momento, un cambiamento di rotta nella vita dell’oggetto”. Il recupero e il riciclo sono, infatti, i principi che guidano tutta la sua attività di artigiano.
Il Museo della forchetta
Entrando nella sua bottega ci si accorge di una costante presenza, un oggetto a cui soprattutto noi italiani, forse, non riusciremo a rinunciare: la forchetta! Ed è qui che la creatività di Giovanni ha preso il sopravvento, dando ad una semplice posata numerose declinazioni, più o meno eleganti e spesso del tutto impensabili.
La sua linea di design “Forkinprogress” comprende gioielli, collier, bracciali e anelli d’argento in cui le forchette si attorcigliano prendendo le sembianze, per esempio, dell’edera o di ciondoli portafortuna. Sono inclusi anche complementi d’arredo e una serie di specchi, oltre alla sua particolarissima linea di bracciali scomponibili dal nome alquanto evocativo, “Plex-Fork”, un chiaro riferimento all’uso degli scarti di plexiglass, materiale con cui Scafuro sta portando avanti la sua progressiva sperimentazione.
Forkeat
Ma la sua – potremo dire curiosa – passione per la forchetta è andata oltre la sua bottega milanese. Sulla scia dell’immutabilità di questa posata che, nonostante lo scorrere del tempo e l’evoluzione degli altri componenti della tavola moderna, è rimasta quella di sempre assieme al cucchiaio, ha dato vita a “Forkeat”.
È nata così la cena-evento in cui il ruolo della forchetta viene totalmente ripensato. E in questa sorta di esperienza multisensoriale itinerante, che può svolgersi a domicilio o in giro per i ristoranti di tutta Italia, chef, esperti di gastronomia o food addicted cercano di dare alla forchetta un ruolo più centrale all’interno del pasto, provando a renderla un tutt’uno con il piatto e allontanandosi dalla semplice percezione della posata come un oggetto utile “solo” per nutrirsi.
di Paola Ragno