Fish & Chips, pesce e patatine fritte: è o non è il comfort food migliore della cucina britannica? Storia, curiosità e ricetta dello street food che ha conquistato il mondo
Quando si parla di cucina inglese o British cuisine è inevitabile pensare ad alcuni piatti oggi famosi in tutto il mondo. Il Sunday Roast (l’arrosto della domenica), il tradizionale English breakfast – un pasto più che completo -, fino ai dolcissimi scones con burro e marmellata serviti all’ora del tè.
E parlando di street food bisogna citare il famosissimo Fish & Chips, ovvero pesce fritto e patatine (fritte, ovviamente). Un abbinamento apparentemente semplice che, come ogni piatto tradizionale che si rispetti, nasconde anche qualche curiosità. Scopriamole in questo articolo!
Le origini del Fish & Chips
Un incontro tra culture
Anche il Fish & Chips, come tanti piatti famosi a livello mondiale, sembra nato per necessità più che per l’impeto creativo di un cuoco. Il primo merito va sicuramente alle comunità ebraiche che, dopo essere sfuggite all’Inquisizione spagnola, hanno portato in Inghilterra la tradizione di friggere il pesce in una sottile pastella, dando vita al cosiddetto battered fish. Questa preparazione permetteva al pesce di conservarsi più a lungo e di essere una risorsa per i pasti del giorno successivo.
Questa modalità di cottura non ha tardato a diffondersi in tutto il Paese, tant’è che molto presto gli ebrei immigrati in Inghilterra hanno iniziato a vendere pesce fritto per strada, spesso servito su vassoi appesi al collo. Nel 1781 iniziano a comparire le prime tracce di questa cottura in qualche libro di cucina. E quasi 100 anni dopo, anche Charles Dickens nel suo “Oliver Twist” fa riferimento ai “magazzini del pesce fritto”, antenati dei moderni chippy (negozi di Fish & Chips)
Le chips che fanno compagnia al pesce sono arrivate solo in un secondo momento. Non si sa bene di chi siano i meriti, anche se la comparsa delle patatine fritte o french fries è legata a due Paesi in particolare: Belgio e in Francia.
Il 1860 è l’anno in cui compaiono ufficialmente i primi negozi di Fish & Chips. La prima friggitoria fu aperta proprio da un immigrato ebreo, un tale Joseph Malin, a cui va il merito di aver esportato un piatto semplice e a basso costo. Un comfort food che incontra più culture ma fa felici tutti, ancora oggi.
Curiosità sul Fish & Chips
Nel 1910, il Regno Unito contava già 25.000 negozi di Fish & Chips che continuarono a operare anche durante la Prima Guerra Mondiale. Questo piatto è stato uno dei pochissimi a rimanere fuori dalla lista dei cibi soggetti a razionamento durante la Seconda Guerra Mondiale (a differenza di pane, carne e uova).
La tradizione vuole che il piatto venga accompagnato da sale e aceto di malto. Ma le versioni più moderne prevedono anche l’uso di altre salse come il ketchup o la salsa al curry. Questo anche per andare incontro ai gusti di tutti, soprattutto delle nuove generazioni. A volte viene servito con una crema o purè di piselli oppure con una salsa verde.
Fino agli anni ‘80 il Fish & Chips è stato servito nei fogli di giornale per mantenere bassi i costi di produzione e sfruttare materiali di recupero. Oggi, per ovvie questioni igieniche, si utilizza della carta assorbente da cucina, spesso decorata con le scritte tipiche dei quotidiani per rispettare le tradizioni e richiamare l’usanza del passato.
La ricetta originale del Fish & Chips
Fritto è buono tutto è una filosofia che in cucina vale sempre. Se già le chips rappresentano uno dei comfort food per eccellenza, non si può dire nulla nemmeno del suo fedele accompagnamento. I fritti e la frittura, in generale, anche in casa, danno sempre molte soddisfazioni. Ecco perché in questo articolo troverete una ricetta dettagliata per provare a cimentarvi con il Fish & Chips – anche se non avete l’accento British o non vivete a Londra.
Ingredienti
Per il pesce:
- 4 filetti di merluzzo o baccalà
- 150 g di farina
- 1 cucchiaino di lievito in polvere
- 200 ml di birra chiara (fredda)
- Sale q.b.
Per le chips:
- 4 patate grandi
- Olio di semi (per la frittura)
- Sale q.b.
Procedimento
- Pelate le patate, tagliatele a bastoncini spessi e immergetele in acqua fredda per circa 30 minuti. Asciugatele bene e friggetele a bassa temperatura (160°C) per una prima cottura. Scolatele e lasciatele raffreddare.
- Passate alla pastella: mescolare la farina, il lievito in polvere e un pizzico di sale in una ciotola. Poi aggiungere gradualmente la birra fino ad ottenere una consistenza liscia e densa;
- Dopo questi due passaggi è il momento della frittura del pesce. Prendere i filetti di merluzzo o baccalà, asciugarli e passarli prima nella farina e poi nella pastella che avete preparato precedentemente. Controllare la temperatura dell’olio (dovrà raggiungere i 180°C) e friggere il pesce fino a doratura.
- Terminata la frittura del pesce alzate la temperatura dell’olio (a 190°C) e procedete con una seconda frittura delle patatine. Questo passaggio oltre a donare un bel colorito alle patatine sarà determinante per la loro croccantezza.
- Ultimo step: il servizio. Disponete il pesce e le patatine su un piatto da portata, salate il tutto e servite con le salse di accompagnamento.
Versioni moderne (e vegane)
Oggi è importante essere inclusivi anche a tavola, per questo, spesso, nascono delle versioni dei piatti tradizionali che vogliono affiancare l’originale per andare incontro alle esigenze alimentari di tutti.
Questo principio è valido anche nella terra natìa di questo street food, dove alcuni ristoranti hanno pensato di reinterpretare l’abbinamento di pesce e patatine fritte in chiave più veg. Anche nell’ottica di promuovere una cucina sostenibile.
Ad esempio, nella versione creata dallo chef del ristorante Sutton & Sons di Londra, il pesce è sostituito dal fiore di banano che per consistenza ricorda molto quella del merluzzo. Un’altra versione celebre e diffusa in più di un ristorante londinese è quella del Tofish & Chips. Al posto del pesce si utilizza il tofu, fonte di proteine vegetali (della soia) marinato e/o avvolto in fogli di alga nori che richiamano il sapore marino del pesce. Un’alternativa al tofu è il jackfruit, o giaco. Si tratta del più grande frutto da albero al mondo che, per il suo elevato contenuto di proteine e per la sua consistenza, è un ottimo sostituto della carne per chi segue un’alimentazione vegetariana, vegana o pescetariana.
di Paola Ragno